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Il dodo

Estinto come un dodo

Il dodo, emblema dell'isola Mauritius (dal nome dall'avventuroso Ammiraglio artista - il primo uomo a disegnare quello straordinario e particolare uccello inetto al volo), è diventato il simbolo degli effetti distruttori della colonizzazione, e fa parte delle 24 specie di uccelli, tipici delle isole Mascarene, su un totale di 28, estinte a causa dell'uomo.

alice e il dodo

Più che a riportare in vita i dinosauri - estinti molto prima che l'uomo comparisse sulla terra - si è più realisticamente pensato di tentare le funamboliche tecniche di bioingegneria per riportare in vita animali estinti dall'uomo. Per esempio, il dronte, del quale non si hanno più tracce dal 1681 (1693), quando venne implacabilmente cacciato dai marinai sbarcati nell'isola Mauritius. Il dronte non è la sola specie estinta o che rischia l'estinzione per opera dell'uomo. Il fatto è che oltre alla sua estinzione fisica ha subìto un altro affronto: se ne è persa la memoria confondendolo col dodo, che ne ha preso il posto. E in effetti, questo non è del tutto vero... non essendo disponibili disegni certi del dodo, i due pennuti sono stati riuniti in un'unica specie. Questa confusione-identificazione è stata proposta al grande pubblico in Alice nel paese delle meraviglie di Lewis Carroll, dove c'è un'illustrazione del dronte che però viene chiamato dodo (il nome dodo potrebbe essere stato scelto da Dogson - vero nome di Lewis Carroll - come una forma di autoironia, giacché quando pronunciava il suo nome, pare balbettasse «do-do»): un'altra dimostrazione di come i mezzi di comunicazione di massa prendano il posto della scienza. O, se si preferisce, ne possano avvalorare le imprecisioni.

L'immagine popolare di questo uccello viene dal celebre dipinto (in basso a sinistra) realizzato con colori esageratamente vivaci. L'autore, Roelandt Savery (1576–1639), olandese, pittore fiammingo e incisore di paesaggi e soggetti faunistici, come qualcuno ha detto "trasse la sua notorietà dal dodo". Egli li disegnò e dipinse molte volte, e senza dubbio ne fu affascinato. Anche ossessionato. Inizialmente i dipinti erano accurati, ma non fu così per gli ultimi. Questo perché inizialmente lavorò dal vivo, ma poi si affidò alla memoria, eseguendo dipinti non privi di fascino. Nelle sue visite al Museo dell'Università di Oxford, Lewis Carroll fu inspirato da questa immagine per crearne la versione caricaturale ad illustrazione delle avventure di Alice in Paese delle meraviglie.

Ma allora, qual è l'aspetto del dodo? Tutte le tre specie estinte appartenevano all'ordine dei columbiformi, famiglia Raphidae (qualcuno ha tentato di risolvere il dilemma salomonicamente indicando Dodo come famiglia!) e si trovavano nelle tre più importanti isole di Mascarene (prendono il nome dal navigatore portoghese Pedro Mascarenhas, che per primo scoprì Réunion nel 1513) dell'Oceano Indiano, ad est del Madagascar, abbastanza distanti tra loro da permettere una discreta differenziazione della fauna. Sulle più importanti isole di Mascarene: Mauritius, Réunion e Rodriguez, presumibilmente vivevano i tre differenti tipi di rafidi.

La famiglia dei rafidi

La famiglia dei Rafidi comprende tre specie tutte estinte. Questi uccelli, forniti di ali e coda ridotte e ricoperte di penne morbide, erano inetti al volo. Il becco, più lungo del capo, era robusto, adunco con margini lisci, con narici oblique aprentisi nella regione membranosa. Erano uccelli di notevoli dimensioni e nidificavano sul terreno, deponendo ogni volta un solo uovo. Vivevano nelle isole Mauritius, Réunion e Rodriguez a est del Madagascar e si estinsero tra il XVII e XVIII secolo. Di essi si conoscono oggi soltanto alcuni resti ossei e alcune raffigurazioni, probabilmente non troppo esatte.

disegno di un dodo

Il Dronte (Didus ineptus, poi Raphus ineptus, infine Raphus cucullatus), singolare columbiforme estinto da due secoli, proprio dell'isola di Mauritius, che viene comunemente chiamato Dodo di Mauritius.

Il Dronte era privo di predatori naturali in quanto sull'isola non c'erano mammiferi, ma nelle fitte foreste viveva un'alta varietà di specie di uccelli. Si cibava dei frutti caduti dagli alberi e nidificava sulla terra; vivendo indisturbato, perse la necessità e l'abilità di volare. Raggiungeva un'altezza di circa settantacinque centimetri e pesava fino a venti chilogrammi; dotato di corpo tozzo e grosso quanto quello di un cigno, aveva ali piccole e incomplete, non idonee al volo. Per contro, era un ottimo camminatore, provvisto di zampe corte e robuste, terminanti con dita armate di artigli acuminati. La testa massiccia risultava munita di un grosso becco fortemente incurvato alla punta a mò di uncino rivolto verso il basso. I piccoli occhi brillanti erano posti nel becco. La coda, cortissima e pendente, era fatta di penne a barbe scomposte. Il piumaggio era fondamentalmente del colore della cenere: scuro sul dorso, biancastro sul ventre, con cosce nerastre e piedi gialli. Le penne dell'occipite, di colore nerastro, formavano un cappuccio che lasciava scorgere solo la metà anteriore del capo, che era nuda. Remiganti e coda giallicce e iride bianco-gialliccia.

Dopo che i portoghesi sbarcarono sull'isola nel 1505, l'isola divenne rapidamente una sosta per le navi destinate al commercio di spezie. Pesando intorno ai 20 kg, il dodo era una fonte di carne fresca per i marinai: un gran numero di dodi furono uccisi per cibarsene. Più tardi, gli olandesi destinarono l'isola a colonia penale, maiali e scimmie furono portate sull'isola con i forzati. Molte delle navi che giunsero alle Mauritius portavano ratti clandestini, alcuni dei quali raggiunsero l'isola. Ratti, maiali e scimmie con il facile saccheggio delle uova di dodo, completarono la sua estinzione.

Un esemplare imbalsamato esisteva fino al 1755 presso l'Università di Oxford, ma poi si tarlò e venne distrutto: scomparve così l'ultimo rappresentante di una specie estinta. Oggi non ci rimangono che pochi resti: una zampa e il becco dell'esemplare suddetto sono conservati nel museo di Oxford, nel museo di Londra si trovano una zampa e uno scheletro completo, a Parigi uno sterno, a Copenaghen un becco e a Praga un cranio. Altri calchi in gesso sono esposti in diversi Musei. Nella pinacoteca di Dresda sono conservate alcune figure di dronte, risalenti al 1666. Solo pochissimi artisti europei ritrassero o disegnarono il Dronte da modelli vivi, così quasi tutti i disegni dell’epoca sono stati eseguiti basandosi su descrizioni, per cui si tratta di riproduzioni non completamente fedeli.

Altre due specie di Rafidi pure estinte sono i cosiddetti Solitari: Pezophaps solitarius e - con successive denominazioni in sequenza cronologica - Didus borbonicus, Victoriornis imperialis, Ornhithaptera solitaria.

Il Rodriguez solitaire, Pezophaps (pezophapus) solitarius, che viveva nell'isola di Rodriguez e di cui sono rimasti due scheletri completi conservati nel museo britannico. Il Pezophaps Fu descritto nel 1708: il maschio era alto circa 83cm e pesava 20 kg; le zampe erano più lunghe ed il becco più piccolo di quello del dodo. Si pensa sia sopravvissuto fino al 1761.

Quanto all'Ornithaptera solitaria, Réunion solitaire, ora Raphus solitarius, che viveva nell'isola di Réunion ed in passato era indicata come dodo, non è disponibile alcuna rappresentazione: se ne è estinta anche la memoria! Questo uccello, Osservato da esploratori tra il 1613 ed il 1708, probabilmente si estinse tra il 1710-1715. Così, le sue notizie derivano solo da resoconti storici.

Mourer-Chauviré, et al. (1995. Nature 373:568) hanno trovato resti abbondanti di un ibis estinto (Borbonis latipes) che era strettamente correlato al Threskiornis, ma con un becco più corto e meno curvato. Un vecchia decrizione riporta che il becco del Reunion Solitaire, Raphus solitarius era "simile a quello di un Woodcock, ma più grande" portando all'idea che il Reunion Solitaire potesse essere stato un ibis, sebbene si pensasse che fosse inetto al volo e le ossa fossili trovate non indicano questa inabilità. Comunque, gli autori hanno proposto di designare il fossile come "solitarius di Threskiornis", con "latipes di Borbonicus" come sinonimo minore. Così, il Reunion Solitaire ora potrebbe essere chiamato Reunion Ibis e assegnato alla famiglia delle Threskiornithidae.

Le conseguenze di un'estinzione

In effetti, ci si potrebbe chiedere la ragione di questa discussione sull'identificazione dodo-dronte. Dopo tutto, molte specie di uccelli sono state estinte... una più, una meno... già, ma l'estinzione di un animale non è riassumibile solo con un nome. E' importante conoscere le caratteristiche della specie estinta ed il suo ruolo nell'ecosistema in cui era inserita. Per esempio, anche se la storia dell'estinzione del dodo è ben documentata, non sono stati preservati campioni completi dell'uccello; ci sono solo frammenti e schizzi. Il dodo è solo uno della specie di uccello portata all'estinzione nell'isola Mauritius. Molti altri sono stati persi nel 19.mo secolo quando le sue dense foreste furono convertite in tè e piantagioni di zucchero. Delle 45 specie di uccelli originalmente trovate a Mauritius, solamente 21 sono riuscite a sopravvivere.

Anche se il dodo si estinse nel 1681, la sua storia non è finita. Stiamo appena iniziando a comprendere gli effetti della sua estinzione sull'ecosistema (l'effetto farfalla). Recentemente un scienziato ha osservato che una certa specie di albero dell'isola Mauritius stava divenendo piuttosto rara. Infatti, tutti i 13 alberi rimanenti di questa specie avevano circa 300 anni. Nessun albero nuovo germinava dal tardo 1600. Poiché la vita media di questo albero è stimata in circa 300 anni, gli ultimi membri della specie sono estremamente vecchi. Presumibilmnete dovrebbero morire presto, e la specie sarebbe estinta. Era solo una coincidenza che l'albero aveva cessato di riprodursi 300 anni fa e che il dodo si estinse 300 anni fa? No. Risulta che il dodo mangiasse i frutti di questo albero, ed i suoi semi divenivano attivi e potevano crescere solamente attraversando il sistema di digerente del dodo. Ora, più di 300 anni dopo che una specie si è estinta, un'altra sta per seguire la stessa sorte come una conseguenza diretta. Ne seguiranno altre?

Fortunatamente, alcune persone, scoprirono che l'esofago del tacchino domestico mima sufficientemente l'azione del sistema di digestivo del dodo. Questo aiuto inaspettato era abbastanza improbabile in quanto il tacchino, pur ricordando vagamente il dronte, appartiene ad un ordine del tutto diverso (ORDINE: galliformi; SOTTORDINE: opistocomi; FAMIGLIA megapodidi; GENERE: alectura; SPECIE: tacchino). Così, sono stati usati tacchini per iniziare una nuova generazione dell'albero che ora è chiamato l'albero di dodo. Se queste giovani piante sopravviveranno e produrranno i propri semi, la specie sarà salvata.

Fonte: www.nemesi.net